L’arte reagisce entusiasticamente alla modernità ricreando l’immagine visiva di un’epoca nel suo complesso, ed è proprio grazie all’arte che ogni pietra miliare nello sviluppo di Stati e nazioni resta impressa nella memoria dell’umanità.
Oggi viviamo in un’era in cui l’arte sta diventando sempre più globalizzata, ma a metà del XX secolo il mondo dell’arte era alquanto diverso. Per un sesto del pianeta, l’arte era divisa in due concetti che si escludevano reciprocamente, sovietico e occidentale, e sebbene i conseguimenti della cultura europea occidentale, tra cui lo sviluppo del modernismo del XX secolo, siano divenuti parte della cifra culturale dell’Occidente, dall’arte sovietica erano totalmente assenti.
Il tempo, tuttavia, non resta immobile, neanche in un paese rigidamente regolamentato come l’USSR e, alla fine degli anni Cinquanta, ai margini dell’arte ufficiale si sviluppò un’innovativa arte azerbaigiana che contraddiceva l’ideologia artistica sovietica. Negli anni Sessanta, gli artisti che si discostavano dalla linea del partito comunista non erano più arrestati, esiliati in Siberia e soppressi come lo erano nei terribili anni Trenta. Erano invece puniti in maniera diversa, ignorandone le opere e non esponendole alle mostre, poiché agli stessi artisti non era consentito recarsi all’estero. Il governo sovietico faceva semplicemente finta che tali artisti non esistessero e gli artisti, finalmente affrancati dall’occhio vigile dei funzionari statali, trovarono un’autoespressione e divennero creatori indipendenti. Questa libertà, però, costò loro molto cara. Dovettero rifiutare il successo, la gloria e la sicurezza economica, scomparendo nell’oscurità. Oggi, invece, l’Azerbaigian rende il dovuto merito ai loro nomi e considera le loro opere classici dell’arte azerbaigiana.
L’Azerbaigian è dunque fiero di presentarle in Oltre la linea, mostra allestita nel suo padiglione per la 56. Esposizione internazionale d’arte - La Biennale di Venezia 2015, che illustra il lavoro degli artisti anticonformisti del periodo sovietico Javad Mirjavadov, Tofik Javadov, Ashraf Murad, Rasim Babayev e Fazil Najafov (scultore), accompagnati dal film “Scavalcando l’orizzonte”, diretto da Shamil Najafzada su una sceneggiatura ispirata alle memorie di Sarah Oghuz Nazirova, critica e storica dell’arte, e da un’installazione di Huseyn Hagverdi – la cui carriera ha sofferto sotto il regime sovietico, ma la cui creatività è nondimeno sbocciata – che accoglie i visitatori della mostra, collegando le vite e le creazioni di due ere, il totalitarismo sovietico e il periodo dell’indipendenza dell’Azerbaigian. Dedicata a tutti coloro che hanno percorso un cammino difficile e lacerante verso la libertà, l’installazione crea un ponte tra generazioni affermando che la memoria è viva e la vera arte è imperitura.
Questa squisita selezione di belle arti azerbaigiane in una mostra che presenta capolavori dell’avanguardia dello secolo scorso è stata realizzata su iniziativa della Fondazione Heydar Aliyev con la partecipazione personale della First Lady dell’Azerbaigian, Mehriban Aliyeva. Con il patrocinio di Mehriban khanum Aliyeva, tali opere di inestimabile valore lasciano per la prima volta l’Azerbaigian per poter essere finalmente apprezzate da un pubblico di visitatori ed esperti in occasione del più antico, importante e prestigioso evento del mondo dell’arte: la 56. Esposizione internazionale d’arte – la Biennale di Venezia.
Emin Mammadov, Consulente artistico della Fondazione Heydar Aliyev