La cultura è uno strumento universale e insostituibile che permette a popoli e nazioni di percepirsi e comprendersi reciprocamente in maniera più profonda. Un esempio eloquente è rappresentato dalla Biennale di Venezia, che da anni serve i nobili fini dell’unità spirituale, del reciproco arricchimento delle culture e del rafforzamento dei legami creativi tra artisti di talento di tutto il mondo. Da ogni Biennale nascono, in un clima di comunicazione amichevole, idee straordinariamente efficaci e progetti promettenti, che arricchiscono i rapporti tra paesi e popoli. L’elevata professionalità dei suoi partecipanti, lo spirito volto a riaffermare costantemente la vita, la varietà di generi hanno portato alla Biennale di Venezia fama e riconoscimento internazionale.
Il continuo successo della Biennale, unitamente all’ampliamento del bacino geografico di provenienza dei suoi partecipanti, dimostra che la cultura non conosce frontiere. La sua grandiosa esposizione suscita l’interesse di esperti e visitatori dai paesi più diversi del mondo, compreso l’Azerbaigian, il che, a sua volta, testimonia che i popoli ambiscono a rafforzare la cooperazione umanitaria e contribuire all’espansione del dialogo tra culture e civiltà. Poiché il tema della 56. Esposizione internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia è Tutti i futuri del mondo, l’Azerbaigian presenta Oltre la linea, una mostra che per la prima volta espone l’arte originale dell’avanguardia azerbaigiana dell’ultimo secolo a un ampio pubblico di professionisti del settore. Tofik Javadov, Javad Mirjavadov, Ashraf Murad, Rasim Babayev e Fazil Najafov sono tutti maestri dal talento unico e dalla propria espressione artistica caratteristica, legati da un immaginario che esprime le loro profonde influenze culturali, un linguaggio visivo simbolico e l’uso di stili nazionali e folk mediorientali squisitamente sofisticati.
Sono certa che questo festival culturale, noto per le sue opere di altissimo livello, delizierà ancora una volta il pubblico offrendo agli appassionati di arte l’opportunità di conoscere il vibrante panorama di artisti azerbaigiani.
Mehriban Aliyeva
Presidentessa della Fondazione Heydar Aliyev
Ambasciatrice di buona volontà dell’UNESCO e dell’ISESCO
Quando la Fondazione Heydar Aliyev ci ha contattati per sapere se eravamo interessati a fungere da curatori, assieme a Emin Mammadov, della generazione “Oltre la linea” per il padiglione dell’Azerbaigian alla Biennale di Venezia di quest’anno, non sapevamo assolutamente nulla della generazione isolata di artisti che lavoravano a Baku negli anni Settanta, durante l’epoca sovietica. Poiché durante i preparativi della prima asta di Sotheby's a Mosca nel 1988 avevo trascorso parecchio tempo alla ricerca di opere di artisti russi che avevano operato durante lo stesso periodo a Mosca in analoghe condizioni di isolamento, ero molto curioso di scoprire il lavoro delle loro controparti azerbaigiane.
Vedendo per la prima volta i dipinti di Javad Mirjavadov, Tofik Javadov, Ashraf Murad e Rasim Babayev e le sculture di Fazil Najafov, sono rimasto estremamente colpito dallo stile fortemente espressionista e, nel caso dei pittori, dal largo uso di colori molto brillanti. Queste opere sono completamente diverse non solo da tutto ciò che veniva realizzato all’epoca in Occidente, ma anche da ciò che veniva prodotto a Mosca o Leningrado. Nonostante le circostanze straordinariamente complesse con cui questi artisti dovevano confrontarsi per potersi anche solo esprimere, dalle loro opere emana un’enorme forza, un notevole vigore e una straordinaria passione. Al culmine della guerra fredda, gli artisti sapevano pochissimo di quanto stava accadendo altrove. Se i russi avevano occasionalmente modo di sfogliare una rivista d’arte occidentale portata da visitatori provenienti da oltrecortina, l’isolamento degli artisti ufficialmente non accettati in Azerbaigian all’epoca dell’Unione sovietica era totale e dovevano scavare a fondo in se stessi alla ricerca di ispirazione, anche se attingevano anche dalla plurisecolare tradizione azerbaigiana, e penso all’arte, all’artigianato e alla produzione locale di tappeti.
Dopo la guerra fredda, grazie alla rivoluzione tecnologica, l’universo dell’arte contemporanea è diventato globale. Gli artisti, ovunque lavorino, sono molto ben informati su ciò che realizzano i loro colleghi in altre parti del mondo, il che talvolta ha portato a un appiattimento generalizzato dello stile. L’esposizione “Fly to Baku” allestita presso Phillips de Pury all’inizio del 2012 ha acceso i riflettori sull’animata scena artistica che oggi caratterizza Baku. La mostra è stata successivamente portata a Parigi, Berlino, Mosca, Roma e Vienna. Sebbene i partecipanti a quell’esposizione non fossero costretti a scendere a patti con le costrizioni e l’isolamento che dominavano la vita della generazione degli anni Settanta e Ottanta, un elemento che anche in quel caso li accomunava era un gusto distintamente azerbaigiano assolutamente originale.
L’opera del gruppo di straordinari artisti della generazione “Oltre la linea”, aiutati dalla loro passione interiore a superare tutti gli ostacoli frapposti lungo il loro cammino, ha finalmente un palcoscenico. Spero che esplorarla permetta ai visitatori del padiglione azerbaigiano di condividere, almeno in parte, il fascino che ha destato in me.
Simon de Pury
Chairman, de Pury de Pury